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L’eredità di Alcide De Gasperi
vive, dopo 70 anni, in tutti
gli italiani che gli devono
Democrazia e Libertà

La Germania a 30 anni dalla caduta del muro di Berlino secondo Castellani (Luiss)

Qual è lo stato di salute della Repubblica Federale Tedesca a 30 anni dal crollo del muro di Berlino, che portò nel giro di pochi anni alla riunificazione della Germania?

Per una panoramica sulle conseguenze storico-politiche di quell’evento cruciale nella storia europea, la Fondazione De Gasperi ha intervistato Lorenzo Castellani, storico delle istituzioni politiche e docente presso la Luiss Guido Carli di Roma.

A distanza di 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, quanto sono radicate le differenze tra la Germania dell’Ovest e la Germania dell’Est sia dal punto di vista socio-economico ma anche dal punto di vista politico?

La Germania ha sicuramente mantenuto palesi differenze tra la parte orientale e quella occidentale. Quest’ultima è ancora il cuore economico della Germania dove risiedono gran parte delle grandi industrie tedesche. La Germania orientale (ex Germania dell’Est) ha oggi un livello medio dei salari inferiore del 20% rispetto a quelli della Germania occidentale, ed ha una minima parte del grande apparato industriale tedesco all’interno del proprio territorio. Questo determina differenze anche dal punto di vista politico. Nell’area occidentale della Germania c’è ancora un consenso abbastanza solido per i partiti tradizionali, in particolare nei confronti della CDU. Al contrario, nella Germania orientale, stiamo vedendo in molti Länder uno spostamento a destra dell’elettorato verso“alternative für deutschland”. Questo chiaramente determina uno spostamento del baricentro del
sistema politico tedesco ed una maggiore capacità di condizionare l’azione della coalizione di governo da parte dei territori dell’est, a seguito della crescente domanda di cambiamento politico e di radicalizzazione dell’offerta politica.

Considerando il risultato in Turingia (24%) dell’ AFD, se questo differenze dovessero protrarsi o aumentare ulteriormente nel tempo, si potrebbe creare una sorta di parallelismo facendo le dovute proporzioni, con l’annosa questione meridionale italiana?

Fare paragoni con l’Italia è sempre difficile. In Italia il cleavage nord-sud resta irrisolto, come per certi versi, è rimasta senza soluzioni la questione est-ovest in Germania, ma con l’evidente differenza che l’Italia ha avuto anche molto più tempo per risolverla. La questione meridionale italiana, infatti, ha da sempre riguardato maggiormente il livello politico-amministrativo (con evidenti ricadute anche da un punto di vista economico), a differenza della Germania, in cui il problema è eminentemente economico-produttivo. Ovviamente entrambi i Paesi vivono al loro interno fortissime polarizzazioni sociali con la discriminante – non secondaria– che la Germania è uno Stato federale, mentre l’Italia è uno Stato che ha un centralismo debole.

Focalizzandoci sulla CDU, cosa può fare la nuova segreteria targata Karrenbauer per placare l’emorragia di voti a destra? Dovrebbe cercare un’assoluta discontinuità con la precedente segreteria ed in questo caso, cosa potrebbe cambiare a livello europeo?

La discontinuità mi sembra molto difficile perché la figura della Merkel è ancora abbastanza popolare in Germania. In questo primo anno di segreteria della Kramp-Karrenbauer non c’è stata una volontà di discontinuità così netta rispetto al periodo “merkeliano”. La CDU ha di fronte a sé due possibili strade: la prima è quella di allinearsi all’elettorato più conservatore cercando di drenare i consensi confluiti verso “alternative für deutschland”, quindi assumendo una maggiore durezza dal punto di vista della politica fiscale ed una maggiore intransigenza nella gestione dei flussi migratori; la seconda opzione è quella, invece, di puntare sull’espansione fiscale quindi di varare manovre di intervento pubblico e detassazione più massicce, per cercare di riassorbire il malcontento oltre ovviamente a mantenere una linea sull’immigrazione abbastanza ferma – ma non estremizzata come quella del’AFD – poiché molto di quel consenso deriva dalla questione dell’immigrazione. La seconda ipotesi imporrebbe anche un cambiamento delle regole ed un allentamento dei vincoli europei e ,di fatto, porterebbe ad una Germania meno avvitata su di sé e più “europeista”.

È evidente che la CDU dovrà scegliere verosimilmente tra i verdi che sono appunto una forza nascente o l’AFD. Oggi lo scenario “alternative fur deutschland” come alleanza a destra della CDU sembra quasi fantascienza o comunque sembra una ipotesi residuale. In realtà diversi analisti della politica tedesca nel lungo periodo non escludono che questa saldatura possa avvenire. Al contrario con i verdi sarebbe un’alleanza di tipo centrista, da leggere in un’ottica di sviluppo di integrazione europea e di ammorbidimento dei vincoli fiscali europei.

 

Antonio Mancuso e Nicolò Tozzi

 

Il video dell’intervista:

https://www.youtube.com/watch?v=U40Zc0pK25Q

La riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari secondo Celotto

Ottenuta l’approvazione definitiva dall’aula di Montecitorio, il disegno di legge costituzionale per la riduzione del numero di deputati (da 630 a 400) e senatori (da 315 a 200) pone molti interrogativi sull’evoluzione e sulle prospettive di sviluppo della democrazia parlamentare, quanto meno per come l’abbiamo conosciuta dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. A seguito della riforma, infatti, il numero degli abitanti per deputato aumenta da 96.006 a 151.210. Il numero di abitanti per ciascun senatore, invece, cresce da 188.424 a 302.420. Questo comporterà la necessità di ridisegnare i collegi con un’altra legge. In merito alla questione, il prof. Alfonso Celotto, docente di diritto costituzionale presso l’Università di Roma, è stato raggiunto per una breve intervista dalla Fondazione De Gasperi.

Professore, secondo lei è in corso, a seguito dell’approvazione della legge sul taglio di deputati e senatori e assieme al progetto in calendario sull’introduzione del referendum propositivo in costituzione, una precisa operazione politica volta allo smantellamento della nostra democrazia parlamentare?

In realtà stiamo assistendo da parecchio tempo al disfacimento della democrazia rappresentativa!

Perché?

La questione di fondo è un’altra. Credo, infatti, che la democrazia rappresentativa abbia perso la sua vera “sostanza” politica, soprattutto a causa della disaffezione dei cittadini e degli elettori nei confronti della politica stessa e per la crescente irrilevanza dei partiti, che erano le cinghie di trasmissione fra il cittadino e il “palazzo”. Tagliare il numero dei parlamentari crea, certamente, dei problemi di rappresentanza. Com’è stato già rilevato, alcune regione rischiano seriamente di rimanere senza rappresentanti al Senato, con la conseguenza di un aumento della distanza che separa i cittadini dagli eletti. Tuttavia, io porrei la vera problematica di fondo attorno al funzionamento della macchina parlamentare, perché – al giorno d’oggi – la crisi del Parlamento discende essenzialmente da fattori tecnici come, ad esempio, la mancata riforma del bicameralismo paritario, assieme a tutta una serie di regole e norme interne alle due Camere, che ne minano la reale capacità di discussione e di deliberazione nell’iter legislativo. Di fatto, la riduzione dei parlamentari è una riforma costituzionale “monca”, che porterà soltanto a nuove problematiche di rappresentatività del Parlamento; mentre il referendum si muove, invece, su un’altra linea, ovvero quella di ricercare un recupero di rappresentatività e partecipazione popolare con nuovi strumenti. Onestamente, per come è configurato dalla proposta di legge costituzionale, non so se sarà vincente questa strategia.

Tornando, invece, alla questione della necessità di ridisegnare i collegi elettorali, ci sarà il rischio concreto di un Senato non più con una elezione su base regionale?

Allo stato attuale delle cose, bisognerebbe scindere il nodo sul ruolo da assegnare al Senato. L’Assemblea Costituente nel ’48 aveva prefigurato “Palazzo Madama” come una sorta di Assemblea delle future Regioni, anche se questo proposito non si è mai completamente realizzato. La questione fondamentale di oggi, in realtà, è rinvigorire il piano della rappresentatività e chiarire in maniera definitiva la funzionalità e il perimetro d’azione delle due Camere. Progettata e attuata in questa maniera, la riforma costituzionale rischia soltanto di limitare la rappresentatività reale, portando ad un irrisorio e impercettibile risparmio nel bilancio dello Stato.

Luca Di Cesare e Gian Marco Sperelli, Comitato scientifico junior Fondazione De Gasperi

 

https://www.youtube.com/watch?v=zYrcVWjtc2s

 

Articolo di Domenico Lombardi, Advisory Board, Fondazione De Gasperi

Towards a Decentralized Eurozone—A draft agenda for (possible) reforms

Recently the Fondazione De Gasperi attended a workshop organized by the Wilfried Martens Centre in Brussels. The aim was two-fold: on the one hand, to distill some stocktaking from the euro sovereign debt crisis, on the other, to discuss some long-needed reforms. The high-level discussion – under Chatham House rule – benefitted from attendance of academic economists, policy advisors, think-tank scholars and practitioners from within the EU. All in all, it registered some convergence as well as still some distance.

Here are some personal takeways from the general discussion I joined. There was broad agreement that nowadays being pro-European does not necessarily entail supporting further integration. Neither entails passively accepting the wisdom coming from Brussels or Frankfurt.

Indeed, as was noted, some tensions embedded in the Eurozone architecture were evident at the very outset but was deliberately chosen not to tackle them fearing it would be politically divisive. For instance, a monetary union without a banking union is intrinsecally fragile because of the doom loop between government finances and banks’ holdings of (sizeable) stocks of government bonds. Yet, today the banking union is still incomplete with the Single Supervisory Mechanism that came into effect only in 2014, but with no European insurance deposit mechanism. Likewise, there is a broad sense that the current framework to oversee national budgets from Brussels lacks trasparency and predictability, and does not offer confidence that it is evenly implemented.

Against this background, the discussion centered on the key reasons of the recent crisis as a way to prioritize much-needed reforms. Fiscal discipline, as agreed and codified by the members of the Eurozone, was never implemented by each and every country at the same time, as one presenter noted. Yet, that was not the only critical factor at work in spurring the sovereign debt crisis. It was rather its combination with the lack of a banking union as well as a minimimalist interpretation of the European Central Bank’s mandate that resulted into an explosive mix.

Indeed, as one of the paper presented clearly stated, fiscal discipline is not just a matter of keeping public finances under control, but it also relies on a sound and stable banking system. If a banking crisis breaks, the fiscal position may quickly deteriorate, as it happened in Ireland and Spain. This triggered the introduction of the banking union, which has not been completed yet. Even so, in the event a crisis erupts for whatever reason, the central bank acts as a firewall to mitigate its propagation to the rest of the financial system and of the economy by providing lending of last resort to the distressed bank. This firewall can’t be automatically erected (i.e. lending provided by default) as that would encourage moral hazard. In the case of a monetary union, this gets more complicated as it inevitably adds a distributive dimension across the various countries of the union itself. That explains why the European Central Bank didn’t feel equipped to intervene at the outset of the crisis and waited til the summer of 2012 when Mario Draghi and his “whatever it takes” statement on July 26 in London paved the way to the introduction of an unprecedented set of measures that soon begun to stabilize Eurozone markets.

While the euro is still a young currency, one can already attempt at drawing some lessons, at least in terms of what not to do. First, thinking of improving fiscal discipline by simply adding more rules and more constraints is only going to make the overall framework more opaque and uneven in its implementation. Such a framework — as currently set up — even provides ammunitions to those who are in principle against the common currency. Rather, the emphasis should be on the long-term sustainability of public finances so as to avoiding fuelling disagreements on shorter-term measures and targets. For instance, in its simplest formulation and just for the sake of illustrating my point, this could consist of a commonly-agreed reduction in the debt-to-GDP ratio over a longer period, say, five years. Each country, in turn, would decide how much it wants to act on the numerator through public finances stabilization measures versus on the denominator through growth-enhancing measures. A very simple scheme along these lines would go a long way in providing significantly more ownership in the management of fiscal policy and addressing the overintrusion associated with the current setup.

Another issue that was debated was how to tackle the sizeable balances within TARGET2 – the real-time gross payment settlement mechanism run by the Eurozone national central banks and the ECB. A group of creditor countries holds significant credit positions while earning no interest income on those balances. A presenter, in fact, suggested to charge an interest rate on the debtor balances. While from an accounting perspective this may make sense, I believe it does not address the broader problem one should try to address here. That is, a monetary union with structural current account imbalances forces debtor countries to correct the imbalances by taking the entire burden of the adjustment. In so doing, the monetary union is structurally recessionary as equilibrium is achieved through compression of aggregate demand in the deficit countries. A much better equilibrium would be if adjustment were symmetric with both creditor as well as debtor countries. This is exactly what has not happened in the Eurozone since inception. Germany, for instance, has run and – in the IMF’s forecasts – will be running current account surpluses in defeat of any macroeconomic cooperation. Therefore, one of the key challenges for the sustainability of the Eurozone is to credibly incorporate this key macroeconomic dimension into the common policy setup.

Fondazione De Gasperi e Nato hanno presentato il portale educativo Freedomanatomy.com

Durante le due giornate dei “Defence days”, è stato presentato il sito internet sui temi della difesa europea e della Nato.
Freedomanatomy.com, mapping Nato across the world, è una mappa interattiva che vuole proporsi come strumento di studio e approfondimento per le scuole, già accessibile online, con lo scopo di favorire e facilitare in maniera generalizzata la conoscenza della Nato. Un percorso storico e geografico, articolato tra missionischede paese etematiche trasversali, che si propone come chiave di lettura accurata ed accattivante della complessità dei nostri giorni e della nostra storia.
La mappa interattiva è parte del progetto Freedom is Not Free della Fondazione De Gasperi, Il progetto prevede inoltre una serie di iniziative di carattere sia istituzionale, che scientifico e divulgativo, che si articoleranno lungo tutto il corso dell’anno 2019.

DEFENSE DAYS | 2 giorni di confronto su difesa, Europa e Nato 9 e 10 maggio a Roma

9 MAGGIO

“LA DIFESA EUROPEA VERSO LA CED 2.0. UE,
NATO e Industria: sinergie e opportunità”

Un seminario sul tema della difesa comune europea e delle sue ricadute sul sistema Italia, che rientrerà nei programmi di celebrazione dei 70 anni della NATO.

9 maggio, ore 15.00
presso Palazzo Wedekind, Piazza Colonna 366 – ROMA

Per partecipare: https://form.jotformeu.com/90971856243364


10 MAGGIO

“NATO@70 – 70 YEARS OF FREEDOM,
PEACE AND STABILITY”

L’evento rientra nelle attività del progetto “Freedom is not Free”, finanziato dalla NATO e inserito nel programma delle celebrazioni ufficiali dei suoi 70 anni, con l’obiettivo di promuovere il ruolo fondamentale dell’Alleanza Atlantica nella conservazione della pace e della libertà dei nostri Paesi, soprattutto tra i giovani.

10 maggio, ore 09.30
presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica, Via della Dogana Vecchia, 29 – ROMA

Per partecipare: https://form.jotformeu.com/90941803781360

De Gasperi Lab: 4 incontri su “Democrazia e Istituzioni”

Un seminario di formazione dal titolo “Democrazia e Istituzioni“. Il seminario è un progetto della Scuola di formazione politica permanente della Fondazione De Gasperi, “De Gasperi Lab”, strutturata in moduli e articolata in quattro incontri a cadenza settimanale.

Ogni lunedì, presso la nostra sede, in via del Governo Vecchio 3, daremo vita a momenti di riflessione e confronto sugli aspetti più complessi e affascinanti che segnano la contemporaneità.

21 Gennaio 2019 – Giovinezza, il tempo dei grandi ideali
28 Gennaio 2019 – Le nazioni al tempo della sovranità limitata
4 Febbraio 2019 – Servire il popolo, l’arte della politica
11 febbraio 2019 – Democrazia diretta vs democrazia rappresentativa

Vi aspettiamo alle ore 18.15

IV scuola di formazione politica

Si svolgerà dal 30 novembre al 2 dicembre a Frascati la scuola di formazione politica 2018 della Fondazione De Gasperi.

GUARDA LE FOTO DELLA SCUOLA



In questi anni è cresciuta la disaffezione nei confronti della politica e di tutto ciò che la rappresenta; sono entrati in crisi i meccanismi di funzionamento della democrazia rappresentativa, si è fatto sempre più marcato lo scollamento tra i cittadini e le classi dirigenti. Le quali non sono riuscite a fornire una risposta “illuminata” alle giuste rivendicazioni delle opinioni pubbliche, non hanno saputo delineare una “visione” capace di fronteggiare adeguatamente le sfide nuove che un contesto economico-sociale in accelerata trasformazione poneva loro dinanzi.

Nello scenario aperto dalla crisi, anche l’Europa è finita sul banco degli imputati perché si è smesso di pensarla, modellarla, migliorarla, preferendo piuttosto concepirla come parafulmine per colpe che andrebbero in buona parte addebitate a mancanze, contraddizioni, ritardi strutturali dei singoli Stati membri, a scelte miopi o sbagliate di élite politiche, economiche, intellettuali.

Certo, l’Europa ha il suo carico di responsabilità. Non ha saputo, ad esempio, fornire prova di lungimiranza di fronte alle grandi questioni del nostro tempo: la crisi economica, la gestione dei flussi migratori, le nuove minacce alla sicurezza collettiva.

Ma oggi siamo davvero giunti al tornante decisivo: restituire vigore al concetto di Europa, muovendo da quei princìpi che hanno definito l’orizzonte e nutrito la visione dei Padri fondatori, oppure sacrificarla al respiro corto del presente che si alimenta di egoismi e opportunismi nazionali.

Questa premessa ha ispirato la Fondazione Alcide De Gasperi nella scelta di dedicare la quarta edizione della sua Scuola di formazione politica al tema della costruzione comunitaria, coinvolgendo nelle sessioni di lavoro esponenti di spicco del panorama accademico, giornalistico e politico, chiamati a confrontarsi sull’idea di Europa comunità di destino, della quale sentirsi attori e partecipi a tutti gli effetti.

Ma sarà importante la voce dei ragazzi, i partecipanti alla nostra Scuola. Tocca a loro sforzarsi di comprendere come e perché l’Europa debba recuperare interiorità e progettualità, come e perché si debbano intensificare gli sforzi per evitare il pericolo di una dimensione comunitaria strategicamente periferica e debole. Verrà loro in soccorso la nobile lezione di Alcide De Gasperi, capace di tracciare insoliti sentieri, da percorrere sino in fondo assumendo come prospettiva un progetto per l’avvenire. Concreto, realizzabile, migliore. Da costruire con grande cura e impegno.

Mostra “L’Italia é. Assemblea Costituente, la rinascita di un popolo”

A 70 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, la Fondazione De Gasperi presenta una mostra sui lavori dell’Assemblea costituente, su quello straordinario incontro tra differenti posizioni culturali e politiche che contribuì alla rinascita dell’Italia all’indomani della Seconda Guerra Mondiale.

Il titolo

Se l’Italia è concepita nelle urne elettorali del 1946, è nel 1948 con la chiusura dei lavori dell’Assemblea Costituente che nasce. Proprio perché l’Assemblea costituente non è solamente un organo tecnico-istituzionale, ma soprattutto uno spazio di gestazione che raccoglie la vita e le urgenze dei cuori del popolo italiano. Il titolo ritma i percorso delle quattro sezioni.

Le sezioni iniziali: una storia che stupisce

“L’Italia è distrutta” racconta le macerie materiali, morali e istituzionali del dopoguerra, quella situazione di distruzione in cui l’Italia si trova e da cui è chiamata a rinascere. E’ un’Italia fatta di città bombardate, povertà e disoccupazione, guerra civile e alienazione.

“L’Italia è amata” descrive i tavoli di lavoro che hanno portato alla Costituzione, mettendo al centro della mostra i Padri costituenti e il loro dialogo teso e carico di ideali, spesso al limite dello scontro ma sempre rispettoso dell’altro, su alcuni grandi temi: il personalismo, il lavoro e la giustizia sociale, l’assetto istituzionale, i cittadini e la politica, il rapporto tra lo Stato e la Chiesa, la pace e l’Europa. La mostra poteva finire qui.

Le sezioni finali: un presente che provoca

Ma basta questo straordinario esempio del passato per ricostruire il nostro presente? No, non basta. Per fare della “buona politica” quel metodo fondato sul dialogo è necessario ma non sufficiente. Perché, dunque, quel risultato così straordinario ci appare, in fin dei conti, così lontano non solo storicamente ma anche spiritualmente, di fatto impossibile?

La risposta a questa domanda non appartiene alla politica, appartiene a qualcosa che viene prima. Oggi, nel bel mezzo di un cambiamento d’epoca, sembriamo aver perso quell’esperienza umana prepolitica che caratterizzava i nostri padri, cioè un cuore che credeva profondamente in un grande ideale, al quale sapeva appartenere e nel quale trovava respiro e vita. E’ il senso della provocazione della terza sezione: un unico muro soffocante, che blocca il cammino. Una sola, gigantesca scritta: “L’Italia è impossibile”.

Eppure, quel muro è crivellato di tante piccole domande che ci trascinano e ci portano fuori, dove ci accoglie un grido ancora più provocatorio: “Sbalconatevi!”. E’ la quarta sezione – “L’Italia è viva” – dove si riparte dall’unica possibilità che abbiamo: guardarci intorno per cercare chi vive affermando un positivo di fronte alle sfide del tempo presente. Esempi semplici, persino minimi, che ci aprono la strada per riconquistare il cuore perduto: ripartire dalla vita che c’è, anche per fare una buona politica.

CREDIT

Mostra sull’Assemblea Costituente a cura di Fondazione De Gasperi
Curatori: Lorenzo Ornaghi e Francesco Bonini
Coordinatore: Lorenzo Ettorre
Direzione artistica e storytelling: Emmanuel Exitu @Ways!
Allestimento: Takk Studio

Per informazioni sul tour della mostra info@fondazionedegasperi.org 

A 70 anni dalle elezioni del 1948 Riunire storia e futuro nei valori degasperiani: Europa, atlantismo, giustizia sociale

Il 18 aprile ricorre il 70° anniversario delle elezioni politiche che diedero avvio alla prima legislatura. In tale occasione la Fondazione De Gasperi promuove un convegno con lo scopo di rileggere il significato di quella tornata elettorale ed il ruolo avuto da De Gasperi nel condurre il Paese in quel delicato passaggio storico.
L’incontro si terrà mercoledì 18 aprile dalle 15 alle 19 presso l’Accademia Nazionale dei Lincei – Villa Farnesina, Via della Lungara, 230.


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I Padri Fondatori dell’Europa unita arrivano all’Università di Roma Tre

La mostra “Unione Europea, storia di un’amicizia. Adenauer, De Gasperi e Schuman”, nata da un progetto della Fondazione De Gasperi sviluppato in collaborazione con la Konrad Adenauer Stiftung e la Maison de Robert Schuman, già lanciata al Meeting di Rimini nell’agosto del 2017, è recentemente arrivata per la prima volta tra le mura di una Università, cioè presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tre. Infatti, il 10 aprile scorso, essa è stata presentata in un’aula dell’Ateneo romano dalla Signora Maria Romana De Gasperi, dal direttore del Dipartimento professore Giovanni Serges, dalla professoressa di Diritto dell’Unione Europea Claudia Morviducci e da uno dei curatori della mostra, Valerio Gentili; il tutto coordinato dal consigliere di amministrazione dell’Università, componente studente, Eduardo Vincenzo Isidori. Con questa mostra internazionale la Fondazione De Gasperi ha inteso celebrare il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, evento che ha portato alla lungimirante intuizione della necessità storica di una Europa unita non solo sotto il profilo economico.

La mostra, ricca di documenti, fotografie, brevi spezzoni video e un piccolo campo da bocce (per ricordare le partite che avvenivano tra i tre grandi statisti presso la villa di Castel Gandolfo abitata da Alcide De Gasperi) è stata ideata da un gruppo di giovani che collaborano assiduamente ai progetti della Fondazione De Gasperi di Roma, i quali hanno saputo coglierne il significato centrale in quella “amicizia” tra i tre protagonisti, che subito nacque ispirata dalla comunanza di intenti e dei valori di fondo legati all’individuale esperienza politica, alla loro origine culturale e al Cristianesimo vissuto, nello specifico, come fratellanza tra i popoli europei.

La mostra è stata articolata in tre sezioni. La prima illustra gli aspetti comuni che costituiscono la base della ideale sintonia tra i tre statisti già evidente durante il periodo giovanile: la componente dominate della fede cattolica introdotta nell’esperienza politica, il forte senso di responsabilità morale e la provenienza geografica. La seconda sezione si è incentrata sulla politica attuata nel periodo del dopoguerra, una volta chiamati a guidare ciascuno il proprio Paese assumendo così il difficile compito di ricostruire sul piano spirituale e materiale i territori dopo due guerre mondiali, dando vita ad una politica internazionale che tornasse ad inglobare con pari dignità nel contesto europeo la Germania, già smilitarizzata e pesantemente mutilata dalla divisione in due; riuscendo nel loro duplice intento. Nell’ultima sezione viene rappresentato il primo risultato concreto di questa “amicizia”, vale a dire il processo di integrazione europea nel settore del carbone e dell’acciaio compiuto con la creazione nel 1951 della CECA; risultato in sé straordinario anche se i tre uomini politici non riuscirono a completare nella sua interezza l’idea d’Europa che avevano sognato. Alcide De Gasperi, prima di morire nel ’54, affermava che la sua “spina nel fianco” era la CED, quel progetto di esercito comune tra i diversi paesi europei che non aveva visto attuazione per la mancata ratifica francese.

Durante l’inaugurazione della mostra Maria Romana De Gasperi ha ricordato numerosi episodi relativi al padre, quasi per far entrare ancora di più e meglio gli studenti nella conoscenza della struttura morale dello statista. Ha raccontato come solo tardi ella abbia scoperto chi fosse davvero suo padre, quale ne fosse la sua interiore fisionomia e il suo ruolo politico. In occasione di importanti visite di personalità tedesche a Roma, ha ricordato che doveva, su ordine paterno, nascondere ogni volta dei grossi pacchi, trasferendoli al piano di sotto, in casa di una vicina. “Una delle tante volte che dovetti portare uno di questi pacchi giù di sotto, in casa della vicina ero così curiosa di conoscerne il contenuto che mi misi a grattarne con le unghie il rivestimento di cartone: erano giornali, lettere e documenti dalla cui lettura ho scoperto ed inteso quale fosse la vera storia di mio padre, chi fosse veramente.”

Il direttore Serges, da parte sua, ha messo in luce il profondo legame ideale che univa il pensiero e l’azione dei tre protagonisti, illustrando brevemente le alte motivazioni dell’azione comune, mentre l’intervento della professoressa Morviducci ha voluto sottolineare le ragioni diverse eppur convergenti che hanno dato impulso all’opera dei tre grandi uomini politici.

Il programma della Fondazione De Gasperi prevede ora la presentazione di questa mostra in altre strutture universitarie per coinvolgere gli studenti e sensibilizzarli alle problematiche di cui essa è portatrice, proprio in un momento in cui il concetto stesso di unità europea sembra essere entrato in crisi.

Luca Di Cesare