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L’eredità di Alcide De Gasperi
vive, dopo 70 anni, in tutti
gli italiani che gli devono
Democrazia e Libertà

È venuta a mancare Maria Romana De Gasperi

Nella notte tra il 29 e il 30 marzo si è spenta a 99 anni Maria Romana De Gasperi, figlia dello statista democristiano Alcide De Gasperi.

Ne da notizia l’on. Angelino Alfano, presidente della Fondazione De Gasperi di Roma, che la signora Maria Romana ha contribuito a costituire e di cui è stata colonna portante, ricoprendo dal 2013 l’incarico di Presidente onoraria. La sua storia ha attraversato l’intera vicenda repubblicana sin dalle origini. E’ stata accanto al padre in momenti che hanno segnato la storia italiana a cominciare dal viaggio a Washington del gennaio 1947 che consacrò il rapporto tra il nostro Paese e gli Stati Uniti. Il suo amore per il papà Alcide ha fatto sì che migliaia e migliaia di giovani e tutti gli italiani potessero mantenere vivo il ricordo di una esperienza, di un ideale e di una vicenda umana e istituzionale straordinaria come quella del Presidente De Gasperi. 

Nel 2021 ha ricevuto dal Presidente Mattarella l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, e da Sua Santità Papa Francesco quella di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Gregorio Magno.

A nome della Fondazione De Gasperi esprimo profondo dolore e cordoglio per la scomparsa di Maria Romana De Gasperi, a cui mi legava un rapporto di stima, affetto e grande ammirazione”, ha dichiarato il presidente Alfano. “In questi anni – continua Alfano –  è stata una presenza fondamentale nella Fondazione che porta il nome del padre, lavorando per conservarne la memoria e trasmetterne i valori ai giovani. Non si è mai risparmiata negli incontri con gli studenti, le associazioni e le Istituzioni. La sua memoria e il suo carisma continueranno a vivere nelle attività e nelle iniziative della Fondazione De Gasperi

Qui è disponibile il comunicato stampa in formato scaricabile.

Pubblicata la prima puntata di “Le Figlie della Repubblica”

Le Figlie della Repubblica” è il podcast della Fondazione De Gasperi che racconta le grandi figure della nostra Repubblica secondo un punto di vista familiare e intimo: quello delle figlie.

Questi grandi personaggi sono persone come noi, uomini e donne che da schieramenti diversi hanno lottato, sofferto e amato mettendo al servizio del Paese la loro passione e i loro ideali. La loro testimonianza di vita è ancora attuale e preziosa per noi, oggi.

Il podcast è nato da un’idea di Martina Bacigalupi e realizzato da Ways – the storytelling agency in collaborazione con il Corriere della Sera e con il sostegno di Fondazione Cariplo.

La voce è narrante è di Alessandro Banfi ed è stato scritto e diretto da Emmanuel Exitu con la supervisione storica del prof. Antonio Bonatesta.

Hanno collaborato alcuni Amici Giovani della Fondazione De Gasperi tra cui Corrado Cassiani, Martina Cirelli, Elisabetta Fiaschi, Federico Mossuto, Ludovica Pietrantonio e Michela Zarbaglia.

Presa diretta e sound design Valeria Cocuzza, registrazione in studio Marco Gandolfo per una produzione Ways.

Al via la nuova edizione di EUPEOPLE!

Eupeople 2021

Sono aperte le iscrizioni alla VII edizione della Scuola di Politica della Fondazione De Gasperi, che partirà a metà ottobre e si concluderà nei primi mesi del 2022.

A coordinare il percorso saranno Emanuele Bracco (Economia e Giustizia sociale), Antonio Campati (Democrazia e Istituzioni) e Mattia Caniglia (Geopolitica e sicurezza) membri del Comitato Scientifico della Fondazione De Gasperi.

La Scuola si articolerà in tre momenti:

  • la Formazione online, nei mesi di ottobre e novembre, suddivisa nei tre filoni tematici. Ognuno dei percorsi sarà articolato in tre incontri su ZOOM con un ospite per approfondire un tema specifico;
  • La Scuola residenziale, che si svolgerà in presenza e da remoto. Parteciperanno relatori di primo piano e le iscrizioni saranno raccolte sino al 31 ottobre per poter dar modo agli ammessi alla frequentazione in presenza di raggiungere Roma;
  • Opinio Lab, attività redazionale in cui i giovani sono protagonisti producendo contenuti, articoli e interviste rilanciate poi dalla Fondazione De Gasperi.

La Scuola di Politica sarà anche lo strumento per i giovani partecipanti di essere protagonisti della Conferenza sul Futuro dell’Europa, l’iniziativa lanciata alcune settimane fa dalla Commissione Europea e di cui la Fondazione è tra i promotori italiani. Costruiremo con le ragazze e i ragazzi le proposte da avanzare per disegnare insieme il futuro dell’Unione.

19 agosto 1954 – 19 agosto 2021

«Adesso ho fatto tutto ciò ch’era in
mio potere, la mia coscienza è in pace. Vedi, il Signore
ti fa lavorare, ti permette di fare progetti, ti dà energia e
vita. Poi, quando credi di essere necessario e
indispensabile, ti toglie tutto improvvisamente. Ti fa
capire che sei soltanto utile, ti dice: ora basta, puoi
andare. E tu non vuoi, vorresti presentarti al di là, col
tuo compito ben finito e preciso. La nostra piccola
mente umana non si rassegna a lasciare ad altri
l’oggetto della propria passione incompiuto.»

Pochi giorni dopo aver detto queste parole alla figlia Maria Romana, il 19 agosto 1954 in Val di Sella Alcide
De Gasperi concludeva quella che era stata la sua “missione”
.

Una vita al servizio degli altri, caratterizzata dai valori che ancora oggi vivono nella Fondazione che porta il suo nome, nata proprio per volere della figlia per trasmetterli alle nuove generazioni.

Lo ricordiamo oggi nell’anniversario della scomparsa con una foto dell’Archivio storico della Camera dei Deputati che ritrae l’amico Robert Schuman in visita alla tomba dello statista trentino, rinnovando il nostro impegno quotidiano – condiviso con una comunità di uomini e donne che si riconoscono nei valori degasperiani e agli Amici che sostengono la Fondazione – a mantenere viva la sua testimonianza.

Lorenzo Ornaghi presidente del Museo Da Vinci

Lorenzo Ornaghi, guida del nostro Comitato Scientifico, è stato nominato Presidente del Museo “Leonardo da Vinci” di Milano. Un riconoscimento importante per il quale ci congratuliamo con il professore che dimostra l’alto profilo degli uomini e delle donne che animano la Fondazione De Gasperi.

Siamo certi che il prof. Ornaghi saprà portare la sua competenza, la sua preparazione e il garbo che lo hanno sempre distinto anche nel cuore di uno dei più importanti musei della scienza e della tecnica d’Europa.

Blangiardo (Istat): “Con il Covid nascite ai nuovi minimi. Scenderemo sotto 400 mila, il welfare deve cambiare”

Riportiamo l’intervista di Federico Fubini pubblicata sul Corriere della Sera / L’Economia a Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat e membro del comitato scientifico della Fondazione De Gasperi. 

________________

 

Gian Carlo Blangiardo, 71 anni, demografo, presidente dell’Istat dal 2019, ha notato una stranezza: nove mesi dopo l’arrivo della nube tossica di Chernobyl, nel maggio del 1986, la natalità in Italia è calata (temporaneamente) del 10% rispetto alla norma di quel periodo. Gli italiani avevano reagito all’incertezza e alla paura rinviando le scelte di procreazione.

Presidente, il Covid innescherà lo stesso effetto, magari moltiplicandolo?

«In Italia abbiamo una tendenza che dura dal 2009, con un calo di circa un quarto delle nascite da allora. Già gennaio 2020, prima della pandemia, ha un calo dell’1,5% rispetto a un anno prima. Vedremo dai dati di dicembre quanto la paura avrà inciso, a partire da marzo. Contano anche l’incertezza sul lavoro e le difficoltà della vita quotidiana, che inducono le persone a posticipare il momento di avere un figlio fin quando magari diventa tardi. Fare previsioni è difficile, ma temo che nel 2021 potremmo scendere sotto le 400 mila nascite».

Erano più di un milione nel 1964, 576 mila nel 2008.

«Da notare che il declino riguarda anche la popolazione straniera. L’immigrazione oggi porta 62 mila nati all’anno, dopo essere arrivata a 80 mila. Ma aldilà dei fattori congiunturali — la crisi, la pandemia — in Italia c’è soprattutto un effetto strutturale, perché si sta riducendo il numero di persone in età feconda. I nati all’apice del baby boom oggi hanno 56 anni. Le generazioni in età riproduttiva saranno sempre più ristrette».

Come reagire?

«Dobbiamo rendere compatibili lavoro e maternità, con un maggiore coinvolgimento dei padri».

Più congedi di paternità?

«C’è anche un aspetto culturale. Ci siamo sempre illusi che dovesse essere lo Stato a risolvere il problema con un bonus, un aiuto, una legge. Invece occorre coinvolgere su questa vera e propria emergenza anche altri attori: il non profit o le imprese, che possono offrire ai dipendenti il servizio di asilo nido. Non è paternalismo, è un investimento. Stiamo prendendo coscienza del problema solo ora, iniziamo a capire che se non facciamo niente la questione diventa veramente problematica per il welfare».

Che intende dire?

«Oggi abbiamo 33 ultrasessantacinquenni ogni cento soggetti in età attiva. Tra trenta o quarant’anni questo numero raddoppia, dunque raddoppia anche la fetta delle pensioni in proporzione al prodotto interno lordo. A quel punto o raddoppiamo la torta, ma sappiamo che non è così semplice…»

Oppure non ci saranno soldi per scuola o sanità?

«…oppure dovremmo tagliare altre cose, è inevitabile. Questa è la guerra tra poveri che sarebbe bene evitare. Ormai c’è una certa consapevolezza del problema. Ma anche resistenza nel prendersi la responsabilità di fare qualcosa per risolverlo».

Il Covid sta rovesciando il paradigma per cui in Italia la speranza di vita migliora più a Nord che a Sud?

«Senz’altro c’è una fortissima variabilità nei territori. A Roma o a Agrigento la mortalità quest’anno scende rispetto al 2019, mentre per Bergamo o per la Val d’Aosta naturalmente è vero l’opposto. Certo la speranza di vita riflette sempre i dati più recenti, ma è solo una proiezione statistica. Detto questo, l’effetto Covid dovrebbe produrre certo un numero di decessi drammatico, ma non enorme nel confronto storico. Non sono i 600 mila morti della febbre spagnola, per capirci».

Che cifre ha in mente?
«Abbiamo fatto delle simulazioni, immaginando diversi scenari. Si va dai 40 mila morti in più rispetto al 2019 agli 80 mila, ma in quest’ultimo caso solo con una seconda ondata che aumenti del 50% il rischio di morte per gli anziani».
Lo scenario centrale è di 60 mila morti in più?

«In teoria sì. Ma la seconda ondata, se ci sarà — speriamo di no — sarà meno dura dal punto di vista della letalità. Abbiamo capito come gestire meglio questo fenomeno. Noi all’Istat stiamo lavorando, con l’Istituto Superiore di Sanità e alcune università, per mettere in piedi un sistema di monitoraggio per identificare in fretta i focolai e segnalarli. Anche avere 40 mila morti in più sull’anno prima è drammatico, chiaro, ma sarebbe sempre meno di quanto è successo nel 1956 o anche nel 2015 rispetto agli anni precedenti».

La fuga dei giovani all’estero frena l’economia. In questo la riduzione della mobilità dovuta a Covid può aiutare?

«Prima del Covid, spesso il Paese non era in grado di dare un futuro ai giovani. Stupidamente investiva su di loro, li formava e li regalava al resto del mondo. Anch’io ho una figlia a Londra. Ora i giovani sono a casa, ma solo perché la mobilità si è bloccata. La scommessa sarà riuscire a creare condizioni che consentano loro di restare anche dopo per la ricostruzione. Altrimenti andranno a fare la ricostruzione degli altri Paesi».

I dati dell’occupazione durante la pandemia dicono che sono sempre i giovani a pagare.

«Sono le fasce meno protette, che si fanno carico di tutta la flessibilità. Credo che la parola magica sia opportunità. Magari con regole un po’ più adatte non a licenziare o a sfruttare, ma a dare a ciascuno la possibilità di trovare il posto giusto».

V Scuola di Formazione Politica – “Defending democracy in Europe”

La Scuola di Formazione Politica si terrà dal 6 all’8 dicembre 2019 presso l’hotel NH Villa Carpegna a Roma.

La Fondazione De Gasperi promuove la V edizione della Scuola di Formazione Politica residenziale dal titolo “Defending democracy in Europe”, con l’obiettivo di diffondere i valori del popolarismo europeo tra le giovani generazioni che sentono la vocazione a un impegno per il bene comune.

Clicca qui per visualizzare il bando.

ELENCO DEI VINCITORI DEL BANDO

CARMINE ABATE

DILFRAZ ALFAZ

GIULIA AMATI

GINEVRA ANASTAGI

ADRIANO ANTONELLI

FILIPPO ANZALONE

SIMONE BALESTRINI

CLAUDIA BATTIFERRI

FRANCESCO BECHIS

MARCO BRIENZA

TOMMASO BUTÓ

ANDREA CAPOCCIA

ELEN CARLONI

GIUSEPPE COMMISO

ANDREA COPPOLA

MARTINA CRICCHI

ALESSANDRO DE ANGELIS

FRANCESCO DE SANTIS

MICHELANGELO DI CASTRO

LUCA DI CESARE

TOMMASO DI PROSPERO

YOUSRA EL KAMAR

LORENZO FARRUGIO

MATTEO FRAIOLI

MICHELE GALLONI

JANAKA SEBASTIAN GERACI

MARIA GOLBAN

MARCO GREGORI

EMANUELE LORENZETTI

NICCOLO’ MACDONALD

FILIPPO MAGNI

ANTONIO MANCUSO

FABIO MANIS

DAVIDE MARINALI

TIMOTEO MARINI

SERGE CEDRIK MBIANDJEU TOYA

GABRIELE MELE

PIER PAOLO NULLI

CATERINA PAPALIA

LAURA PECETTA

ELENA POTITÓ

ELEONORA PUGGIONI

ILARIA RANDO

CLAUDIO RICCI

ROBERTO RICCIARDELLI

FRANCESCO NICOLA RIVIELLO

SAVERIO ROMEO

EMANUELA ROSSI

CHIARA SALATI

DOMENICO SCOPPETTA

ALESSANDRO SETA

GIAN MARCO SPERELLI

FABIO ENRICO TRAVERSO

De Gasperi Lab: 4 incontri su “Democrazia e Istituzioni”

Un seminario di formazione dal titolo “Democrazia e Istituzioni“. Il seminario è un progetto della Scuola di formazione politica permanente della Fondazione De Gasperi, “De Gasperi Lab”, strutturata in moduli e articolata in quattro incontri a cadenza settimanale.

Ogni lunedì, presso la nostra sede, in via del Governo Vecchio 3, daremo vita a momenti di riflessione e confronto sugli aspetti più complessi e affascinanti che segnano la contemporaneità.

21 Gennaio 2019 – Giovinezza, il tempo dei grandi ideali
28 Gennaio 2019 – Le nazioni al tempo della sovranità limitata
4 Febbraio 2019 – Servire il popolo, l’arte della politica
11 febbraio 2019 – Democrazia diretta vs democrazia rappresentativa

Vi aspettiamo alle ore 18.15

RUSSIA’S ASSAULT ON AMERICA’S ELECTIONS IS JUST ONE EXAMPLE OF A GLOBAL THREAT

David Ignatius | The Washington Post | 23 febbraio 2017

One of the most startling allegations in a January report by U.S. intelligence agencies about Russian hacking was this sentence: “Russia has sought to influence elections across Europe.”

The Kremlin’s attempt to meddle in the 2016 U.S. presidential election is part of a much bigger tale of Russian covert action. This secret manipulation, if unchecked, could pose an “existential threat” to Western democracy. The Russians are masters of what they call “active measures” in the “information space.” Their intelligence services have been using “fake news” and stolen information for more than a century to try to manipulate Europe and the United States. What’s different now is that the power of digital technology allows intelligence agencies to alter the very landscape of fact.

On January the U.S. intelligence community warned: “We assess Moscow will apply lessons learned from its campaign aimed at the U.S. presidential election to future influence efforts in the United States and worldwide, including against U.S. allies and their election processes”. Let’s look at Germany, which faces parliamentary elections in September. The German government warned “there might be a Russian cyberattack on the federal election in Germany”. A report found a direct Russian role in attacks last August on the Bundestag and German political parties, which it attributed to malware known as APT 28, identified by the FBI as a Russian hacking tool.

France offers a similar opportunity for Russian political manipulation in its presidential election this spring. A Moscow-based bank loaned money to the party of right-wing and openly pro-Russia candidate Marine Le Pen in 2014, according to the Atlantic Council. Moreover Russia was apparently behind a devastating April 2015 hack against cable news channel TV5 Monde. Recently the French intelligence service briefed political parties about hacking threats. French journalists suspect a Kremlin hand in recent rumor-mongering about Emmanuel Macron, the leading anti-Russian candidate in the presidential election. In the meantime Russian propaganda outlets have published stories suggesting that Macron is gay.

So pay attention: The hacking issue isn’t a “ruse,” as Trump claimed. This is how the Russians try to subvert politics. They’re good at it. If the United States and its allies don’t resist, a post-West era may indeed be next.


Una delle più scioccanti dichiarazioni in un report emesso dall’intelligence Americana lo scorso gennaio sullo spionaggio informatico russo è stata: “la Russia ha voluto influenzare alcune elezioni in Europa”.

Il tentativo del Cremlino di interferire con le elezioni americane del 2016 è parte di un piano più grande dell’azione russa. Queste manipolazioni segrete, se non controllate, rischiano di porre una “minaccia esistenziale” alle democrazie occidentali. I russi sono maestri di ciò che chiamano “misure attive” nello “spazio di informazione”. I loro servizi segreti hanno utilizzato false notizie e informazioni rubate per più di un secolo per provare a manipolare l’Europa e gli USA. Oggi, la tecnologia digitale fornisce all’intelligence la possibilità di alterare in larga misura la realtà dei fatti.

Lo scorso gennaio l’intelligence americana ha avvisato che Mosca utilizzerà le lezioni imparate dalla sua azione di spionaggio alle presidenziali USA per influenzare in futuro gli Stati Uniti, gli alleati ed i loro processi elettorali. Guardando alla Germania che si prepara alle elezioni del prossimo settembre, ad esempio, il Governo tedesco ha dichiarato che potrebbe avvenire un attacco cibernetico per mano russa. Un report ha parlato di un ruolo diretto della Russia negli attacchi informatici contro il Bundestag ed i partiti tedeschi dello scorso agosto, perpetrati con il malware APT 28, identificato dall’FBI come uno strumento russo.

Anche la Francia potrebbe offrire loro simili opportunità nelle prossime elezioni in primavera. Secondo l’Atlantic Council, nel 2014 una banca di Mosca aveva finanziato il partito di Marine Le Pen, candidata di destra e filo-russa.  Inoltre gli attacchi informatici del 2015 diretti contro TV5 Monde sembrano essere stati avanzati da hacker russi e di recente l’intelligence francese ha avvertito i partiti politici del rischio di minacce informatiche. I giornalisti francesi sostengono che ci sia la mano del Cremlino dietro i rumors diretti contro Emmanuel Macron, il candidato “anti-russo” alle elezioni francesi, ed i media russi hanno recentemente pubblicato alcuni articoli ipotizzando che Macron sia gay. 

C’è quindi da prestare attenzione: l’hacking russo non è uno “stratagemma” come ha detto Trump, ma è il modo in cui i russi provano a sovvertire la politica. Sono bravi in questo. Se gli USA e i suoi alleati non resistono, potrebbe essere prossimo l’avvento di un’era post-occidentale.

Traduzione e sintesi di Lorenzo Salvati

Articolo originale