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L’eredità di Alcide De Gasperi
vive, dopo 70 anni, in tutti
gli italiani che gli devono
Democrazia e Libertà

Presentazione del libro “Scritti sull’Europa”

Il 30 novembre, alle ore 17.00, presso la Fondazione De Gasperi, si terrà la presentazione del libro “Scritti sull’Europa” di Vincenzo Cappelletti, a cura di Lorenzo Franchini.

interverranno:

  • Prof. Lorenzo Ornaghi, Presidente Comitato Scientifico, Fondazione De Gasperi 
  • Prof.ssa Ida Nicotra, Professore ordinario di Diritto Costituzionale dell’Università di Catania
  • Dott. Pier Francesco Bernacchi, Presidente, Società europea di cultura 

 Sarà presente il curatore, Prof. Lorenzo Franchini 

Per partecipare è necessario accreditarsi utilizzando il modulo sottostante.

 

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Apertura della mostra “La guerra in casa”

LA GUERRA IN CASA

L’Operazione Husky a Regalbuto, Catenanuova e Centuripe (luglio-agosto 1943)

Centuripe, Antiquarium

26 Agosto 2023 – 8 gennaio 2024

Sarà inaugurata il 25 Agosto presso lo spazio espositivo Antiquarium di Centuripela mostra LA GUERRA IN CASA. L’Operazione Husky a Regalbuto, Catenanuova e Centuripe (luglio-agosto 1943) che resterà aperta al pubblico fino all’8 gennaio 2024. La mostra, curata da Angelo Plumari con la collaborazione di Paolo Valvo, è stata resa possibile grazie al contributo dell’Assessorato Turismo, Sport, Spettacolo della Regione Siciliana, alla sponsorizzazione di Aircomm e a un protocollo di intesa stipulato tra i Comuni di Centuripe, Catenanuova, Regalbuto, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e la Fondazione De Gasperi e un accordo di collaborazione tra il Comune di Centuripe e Il Parco Archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci. L’esposizione mira a ricostruire, attraverso documenti del tempo, piante, testimonianze, video, foto, reperti e cimeli storici gli eventi accaduti nel territorio nord della provincia di Enna, che sono stati determinanti per la conquista della Sicilia da parte degli alleati durante la Seconda Guerra mondiale.

L’ottantesimo anniversario dello sbarco angloamericano in Sicilia e della successiva occupazione militare dell’isola (“Operazione Husky”, 9 luglio-17 agosto 1943), che ha conosciuto nei comuni di Centuripe, Catenanuova, Regalbuto, Agira e Troina alcune delle sue pagine più cruente e strategicamente decisive, rappresenta un’occasione privilegiata per promuovere presso un pubblico ampio la conoscenza dell’entroterra ennese e della sua storia, anche in un’ottica di slow tourism, e allo stesso tempo per riflettere (in un periodo storico in cui la guerra è purtroppo tornata a bussare alle porte dell’Europa) sulle conseguenze del conflitto per la popolazione civile, nell’ottica di favorire la costruzione di percorsi di pace e di una cultura dell’incontro e del dialogo tra i popoli.

Muovendo da queste premesse, i Comuni di Centuripe, Catenanuova e Regalbuto hanno deciso di unire le proprie forze per valorizzare le innumerevoli testimonianze materiali e immateriali dell’Operazione Husky presenti nei rispettivi territori, al fine di consolidare una memoria diffusa degli eventi legati allo sbarco e di contribuire all’educazione civile con un’iniziativa qualificata di Public History. Per realizzare questo ambizioso obiettivo, hanno deciso di avvalersi della consulenza scientifica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della Fondazione De Gasperi, nel quadro di un accordo di collaborazione che vede queste realtà impegnate fino alla fine del 2024 nel realizzare progetti di valorizzazione culturale e turistica del territorio sulle orme della battaglia di Sicilia. Alla mostra saranno associati degli itinerari turistici nel territorio dei tre Comuni, in sinergia con altre iniziative nazionali e internazionali già avviate nell’entroterra ennese (come l’itinerario canadese The Walk for Remembrance and Peace).

Per Angelo Plumari, curatore della mostra: “La Campagna di Sicilia appare come un passaggio fugace rispetto agli atroci avvenimenti che hanno caratterizzato la Seconda Guerra mondiale. Solo 38 giorni di battaglie, che hanno tuttavia rappresentato per chi li ha vissuti un trauma indelebile, trasmesso in vari modi a noi generazioni successive. La Mostra, con i suoi contenuti, vuole essere un’occasione per ‘vedere’ e ‘raccontare’ questa pagina di storia del nostro territorio. Un’occasione preziosa per ‘commemorare’, cioè ‘fare memoria insieme’, una memoria che avrà valore se, trattando di guerra, ci darà l’occasione di coltivare la pace dentro ognuno di noi e tra noi”.

Grazie ai prestiti del Museo della Memoria (Modica), del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci-Museo Archeologico Regionale di Centuripe e del Museo storico dello sbarco in Sicilia 1943 (Catania) i visitatori della mostra potranno vedere riuniti, per la prima volta, uniformi originali dei reparti coinvolti, suppellettili militari e altri reperti rinvenuti sul campo nell’ambito di ricerche archeologiche di superficie condotte dalla sede di Catania del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Gli oggetti esposti saranno accompagnati dalle esclusive riprese video e dalle fotografie realizzate nel territorio dei tre Comuni dalle truppe angloamericane, oltre che dalle testimonianze dei civili che sono sopravvissuti alla battaglia e ai bombardamenti che l’hanno preceduta e accompagnata. Un’esperienza immersiva nel passato, per costruire il presente e il futuro all’insegna della pace.

«L’Università Cattolica del Sacro Cuore e la Fondazione De Gasperi hanno deciso di contribuire in modo significativo alla valorizzazione di un territorio le cui immense potenzialità – dal punto di vista storico, archeologico e naturalistico – sono ancora in buona parte da esplorare. All’origine di questo coinvolgimento vi sono, da un lato, la consapevolezza della centralità che gli eventi del luglio-agosto 1943 hanno avuto nel porre le basi della ricostruzione democratica dell’Italia e del suo collocamento internazionale nel dopoguerra e, dall’altro lato, la convinzione che la disseminazione del patrimonio culturale materiale e immateriale di un territorio sia un elemento chiave anche per il suo sviluppo sociale ed economico. La mostra che è stata realizzata grazie alla partecipazione fattiva di tutti gli enti coinvolti è un piccolo ma significativo passo in questa direzione», afferma il prof. Paolo Valvo, docente di Storia contemporanea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Soddisfazione per l’iniziativa esprime Giuseppe D’Urso, Direttore del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle della Aci, ente gestore del Museo archeologico regionale di Centuripe. “Il Parco, a seguito di un accordo con il Comune, partecipa all’iniziativa con una significativa selezione delle testimonianze materiali della battaglia custodite presso i depositi del Museo. I reperti in mostra, recuperati attraverso prospezioni archeologiche e pertanto di notevole valore documentario e storico per la ricostruzione delle operazioni belliche nel territorio centuripino, costituiscono una testimonianza da valorizzare e fruire dal punto di vista scientifico e culturale al fine di consolidare una memoria diffusa degli eventi legati allo sbarco e al tempo stesso promuovere il territorio”.

Soddisfazione anche per il Sindaco di Centuripe Salvatore La Spina che sottolinea: “per il terzo anno consecutivo il Comune di Centuripe è riuscito ad organizzare una mostra di alto valore. Se negli anni passati abbiamo ospitato la grafica di artisti Europei e i grandi pittori italiani del Novecento, quest’anno, in occasione dell’ottantesimo anniversario dello sbarco degli alleati e dell’occupazione della Sicilia, non potevamo non organizzare un evento che potesse ricordare un momento così importante, svoltosi proprio nel nostro territorio e che è stato fondamentale per la nascita dell’Europa contemporanea. Per la riuscita di questa importante mostra un ringraziamento va al curatore Angelo Plumari, a Paolo Valvo, al Comitato Scientifico, ai Sindaci di Catenanuova e Regalbuto, all’Università Cattolica del Sacro Cuore, alla Fondazione De Gasperi, alle associazioni di Centuripe e agli Enti prestatori. Un ringraziamento di cuore, infine, all’Assessorato Turismo, Sport, Spettacolo della Regione Siciliana e ad Aircomm, senza i quali non sarebbe stato possibile realizzarla”.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 26 Agosto 2023 all’8 gennaio 2024 e sarà vistabile dal martedì alla domenica dalle ore 9 alle 14 ad ingresso gratuito, per informazioni su orari e visite consultare il sito https://centuripecittaimperiale.com/ o rivolgersi all’Ufficio Turistico di Centuripe allo 0935 919480 o scrivere alla seguente e mail ufficioturistico@comune.centuripe.en.it. Grazie al protocollo di intesa due mostre parallele saranno allestite a Catenanuova, presso le Vasche Storiche in piazza Guglielmo Marconi a partire dall’11 settembre 2023 (info per l’orario delle visite tel. 3451619405) e a Regalbuto, presso il Chiostro degli Agostiniani in piazza Vittorio Veneto che resterà aperta tutti i giorni dalle 16.00 alle 19.00 fino al 30 settembre 2023. Nelle due sedi i visitatori potranno ammirare testimonianze fotografiche dei momenti più violenti e significativi che hanno vissuto i territori durante lo scontro tra le truppe alleate e quelle tedesche.

Immagine in evidenza: Uomini dei Lancashire Fusiliers lasciano Catenanuova e si dirigono verso Centuripe. (National Army Museum, UK)

La DC e la magistratura

Lunedì 19 giugno, alle ore 18.00, presso la sede della Fondazione De Gasperi si è svolto l’incontro: “La Dc e la Magistratura” che ha concluso il programma delle iniziative organizzate nell’80° anniversario dalla costituzione dello scudocrociato.

Dopo i saluti del Presidente Avv. Angelino Alfano sono intervenuti:

  • Prof. Carlo Guarnieri, Università di Bologna
  • Prof. Roberto Chiarini, Università Statale diMilano

 

Ha concluso:
On. Giuseppe Gargani
già parlamentare e Sottosegretario alla Giustizia

 

https://youtu.be/qdvRFl6M7WI

 

Presentazione del libro “Il governo di centro: libertà e riforme”

Lunedì 15 maggio alle ore 18 la Fondazione De Gasperi organizza la presentazione del libro “Il governo di centro: libertà e riforme” curato dal prof. Pier Luigi Ballini e dal prof.  Emanuele Bernardi. Durante l’incontro interverranno l’on. Giuliano Amato, Presidente emerito della Corte Costituzionale, l’avv. Angelino Alfano, presidente della Fondazione De Gasperi ed il prof. Emanuele Bernardi, autore del volume.

È possibile partecipare all’incontro accreditandosi attraverso il form in calce alla pagina o scrivendo a info@fondazionedegasperi.org.

 

Ruffilli e le riforme, «un deserto dei tartari»

In occasione dell’anniversario dell’assassinio di Roberto Ruffilli, ucciso il 16 aprile 1988 dalla Brigate Rosse, condividiamo questo articolo pubblicato su Vita e Pensiero dal prof. Lorenzo Ornaghi, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione De Gasperi, e dal dott. Luigi Gianniti, Direttore dell’Ufficio Studi del Senato della Repubblica.

La Dc e la Santa Sede

Lunedì 8 maggio, alle ore 18.00, presso la sede della Fondazione De Gasperi si terrà l’incontro: “La Dc e la Santa Sede” che si inserisce nel programma delle iniziative organizzate nell’80° anniversario dalla costituzione dello scudocrociato.

Dopo i saluti del Presidente Avv. Angelino Alfano interverranno:

  • Prof. Alberto Melloni, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
          La DC e la Chiesa da De Gasperi al Concilio Vaticano II
  • Prof. Paolo Acanfora, Sapienza Università di Roma
        La DC e la Chiesa dagli anni Settanta alla fine dell’unità politica dei cattolici 

 

La Dc, l’idea e il modello di partito

Lunedì 3 aprile, alle ore 18.00, presso la sede della Fondazione De Gasperi si è tenuto l’incontro: “La Dc, l’idea e il modello di partito” che si inserisce nel programma delle iniziative organizzate nell’80° anniversario dalla costituzione dello scudocrociato.

Dopo i saluti del Presidente Avv. Angelino Alfano sono intervenuti:

  • Prof.ssa Vera Capperucci, Università LUISS;

La Democrazia cristiana e l’idea di partito: dalle origini al centro-sinistra

  • Prof. Agostino Giovagnoli, Università Cattolica

La Democrazia cristiana dalla solidarietà nazionale al pentapartito

 

ha concluso l’incontro l’On. Calogero Mannino, già Ministro della Repubblica.

LA SFIDA DI UNA LEGISLATURA COSTITUENTE

di Riccardo Caruso, ricercatore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore

I precedenti tentativi di riforma

Nella legislatura da poco iniziata vedrà probabilmente la luce una nuova proposta di revisione costituzionale con lo scopo di affrontare il problema, tipicamente italiano, della stabilità del governo. Sul punto i partiti di centrodestra sono stati chiari fin dalla campagna elettorale: si preannuncia la nascita di una nuova bicamerale? Nella storia repubblicana già cinque volte si è tentato di riformare la costituzione per migliorare il processo legislativo o per rafforzare l’operato del governo. In un primo periodo, l’accordo tra alcuni partiti ha dato vita a tre commissioni bicamerali per le riforme costituzionali (Bozzi nel 1983, De Mita – Iotti nel 1993, D’Alema nel 1997), in seguito, il Governo Berlusconi nel 2006 e il Governo Renzi nel 2016 hanno provato a ottenere l’approvazione delle loro riforme con il referendum popolare. Ciascuna di queste iniziative si è rivelata un fallimento spesso a causa delle valutazioni politiche dei partiti o degli elettori. Tuttavia, il susseguirsi di questi tentativi evidenzia come l’esigenza di riforma non appartenga allo schieramento di centro-destra o di centro-sinistra, ma sia un’urgenza trasversale.

Le ragioni di una riforma in senso presidenziale

La maggioranza di governo è sicuramente orientata verso una revisione costituzionale in senso presidenziale, i cui contorni non sono ancora stati chiariti. Infatti, le opzioni teoriche sono diverse e devono essere adattate al contesto italiano. Se si esclude il modello presidenziale statunitense, tipico di uno Stato federale, è possibile, come oggi da più parti sostenuto, optare per un modello semipresidenziale alla francese, oggetto del “patto della crostata” del 1997 tra centrodestra e centrosinistra. Altra ipotesi è quella di mantenere la forma di governo parlamentare e rafforzare i poteri del Presidente del Consiglio, come già previsto dalla riforma del 2006. Sempre conservando il parlamentarismo, Fratelli d’Italia ha avanzato in campagna elettorale la proposta di introdurre l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Quest’ultima è l’ipotesi di riforma con gli effetti meno rilevanti sul piano dei meccanismi istituzionali, quali il procedimento legislativo e l’azione del governo; infatti, la principale conseguenza si riscontrerebbe sul piano meramente politico: dotare il capo dello Stato di una diretta legittimazione popolare. Solo una riforma organica chiara nello scopo e nel merito potrà modificare lo status quo.

Dallo stato dell’attuale dibattito politico non sono ancora emersi i dettagli della proposta di revisione, è possibile comunque identificare gli scopi generali che saranno perseguiti. Il principale tra questi si rinviene già nella discussione avvenuta in sede di assemblea costituente: la stabilità del governo. È celebre a tal proposito l’intervento di Piero Calamandrei del 5 settembre 1946, il quale fu tra i pochi a sostenere l’idea di repubblica presidenziale e sottolineò come il problema fondamentale delle democrazie sia quello di avere un governo stabile; egli, infatti, affermò che «se un regime democratico non riesce a darsi un governo che governi, esso è condannato». Le principali obiezioni a Calamandrei si fondarono sugli assunti, ancora oggi diffusi, che un governo forte al comando, espressione di una maggioranza netta, possa aprire la strada alla dittatura e che il modello presidenziale non sia adeguato al contesto politico italiano, caratterizzato dal multipartitismo. A queste opinioni Calamandrei obiettò che proprio dalla debolezza del Governo Facta, non appoggiato da una maggioranza solida, sorse il fascismo, perché «le dittature sorgono non dai governi che governano e che durano, ma dalla impossibilità di governare dei governi democratici».

La necessità di un governo stabile capace di portare avanti il proprio programma nel corso della legislatura è, pertanto, il primo obiettivo di una possibile revisione costituzionale. Gli altri obiettivi ne sono un corollario. Infatti, un esecutivo del genere rafforzerebbe il ruolo internazionale dell’Italia nei confronti degli altri Stati e all’interno delle organizzazioni sovranazionali come l’Unione Europea. La continuità e la coerenza dell’azione internazionale di un governo aumenterebbero la sua credibilità e il suo ruolo negoziale, ad esempio, all’interno del Consiglio Europeo. Oltre al piano internazionale, un governo meno soggetto agli equilibri politicamente precari della maggioranza parlamentare sarebbe in grado di decidere secondo la propria agenda e di perseguire le riforme più impellenti. Questa conseguenza contribuirebbe, secondo alcuni, a restituire alla politica quel potere decisorio oggi in larga parte prerogativa del mondo economico-finanziario e mediatico.

Infine, vi è un argomento in favore della riforma in senso presidenziale che fa leva sulla Costituzione materiale. In questa prospettiva, la nostra Repubblica sta vertendo verso un assetto presidenzialista attraverso due direttive. La prima si manifesta nel ruolo sempre più politico del Capo dello Stato nella formazione del governo e nel controllo dell’esecutivo, specialmente quando dalle elezioni non è emersa alcuna maggioranza netta. La seconda, invece, si rivela dalla primazia del ruolo del governo, i cui decreti-legge e decreti ministeriali sono sempre più rilevanti rispetto alla funzione legislativa del Parlamento. Tutto ciò è conseguenza dell’instabilità del quadro politico, caratterizzato da partiti distanti tra loro e non più in grado (anche a causa della mediocrità della classe dirigente) di esprimere istanze comuni attorno alle quali costituire una maggioranza. Secondo i fautori del presidenzialismo, è arrivato il momento di formalizzare e istituzionalizzare questo tipo di assetto.

Il parlamentarismo è l’unico modello possibile?

Alcune opinioni sfavorevoli al modello presidenzialista si riscontrano in assemblea costituente negli interventi di Costantino Mortati, il quale ha evidenziato che occorre distinguere tra stabilità formale e stabilità sostanziale. Secondo questa distinzione, la stabilità del governo non si esprime nella continuità delle persone fisiche poste al comando, ma nel coordinamento tra potere esecutivo e legislativo che assicuri all’indirizzo politico emerso in Parlamento di concretizzarsi nell’azione dell’esecutivo. Il legame armonico tra i due poteri sarebbe maggiormente garantito quando il governo, grazie al voto di fiducia, è diretta derivazione del Parlamento, piuttosto che del voto popolare, in Italia tipicamente soggetto a fluttuazioni. Nella prospettiva parlamentarista, infatti, la volatilità e la frammentazione del quadro partitico italiano non potrebbero conciliarsi con un modello presidenzialista che necessita di due tornate elettorali come quello americano, dove spesso all’esito delle midterm il presidente non può contare sulla maggioranza in entrambe le camere, oppure con un modello semipresidenzialista alla francese, dove può verificarsi la “coabitazione” nel caso in cui il presidente risulti espressione di uno schieramento diverso da quello della maggioranza formatasi in Parlamento.

L’esempio di ciò che accade nel contesto statunitense e francese mostra come anche il modello presidenzialista, così come quello parlamentare, possa portare all’immobilismo del governo e all’ingovernabilità. Allo stesso modo, in entrambi i sistemi possono verificarsi casi in cui non è pienamente soddisfatto il criterio della rappresentatività: così come nel presidenzialismo può insediarsi un esecutivo che nel corso del suo mandato cessa di rappresentare la maggioranza dei cittadini, anche nel parlamentarismo possono formarsi governi che nel corso della legislatura non siano più rappresentativi della maggioranza del corpo elettorale. Il confronto tra parlamentarismo e presidenzialismo si gioca, dunque, sull’interpretazione dei criteri di rappresentatività e governabilità, che comunque nessuno dei due modelli riesce ad assicurare.

Ulteriori ragioni di avversione al presidenzialismo non vanno trovate nella critica giuridica al modello istituzionale, ma nell’immaginario collettivo. L’idea di un governo del presidente suscita in molti il “pericolo dell’uomo forte al comando” non facilmente sostituibile, come invece è possibile nel parlamentarismo mediante la mozione di sfiducia o l’intervento del Presidente della Repubblica. Similmente, il presidenzialismo fa emergere il rischio derivante dall’accentramento di potere, che si è manifestato nei periodi emergenziali con atti governativi che non si sono confrontati con l’aula del Parlamento. Ma, soprattutto, è la stessa idea di “grande riforma” costituzionale che viene avversata per paura o per mancanza di sensibilità da parte dell’opinione pubblica, nonostante nei suoi 75 anni di vita la Costituzione sia stata cambiata più volte anche in maniera sostanziale, da ultimo con la riduzione del numero dei parlamentari.

Una legislatura costituente

Il dibattito e le vicende che hanno preceduto la scelta dei padri costituenti della forma di governo parlamentare insegnano come il diritto non possa mai essere considerato avulso dal contesto storico e politico. Il fallimento dell’opzione presidenzialista è infatti anche frutto, secondo la testimonianza di Giuseppe Dossetti, dell’intento di De Gasperi di scongiurare l’elezione di un Presidente proveniente dal blocco socialcomunista. Il fallimento dei tentativi di riforma successivi sono stati causati dallo stesso motivo: evitare che il proprio avversario si possa dotare della autonomia e stabilità di un governo presidenziale. Oltre tutto, le stesse motivazioni hanno reso lettera morta l’ordine del giorno Perassi che auspicava l’introduzione di «dispositivi costituzionali idonei a tutelare le esigenze di stabilità dell’azione di Governo e ad evitare le degenerazioni del parlamentarismo», al quale non si è mai dato seguito, nonostante il consenso trasversale di tutte le forze politiche (fu approvato con 22 voti favorevoli e 6 astenuti nella seduta del 5 settembre1946). L’esigenza di prevedere un governo forte e stabile, perciò, da sempre contraddistingue i diversi schieramenti politici, come dimostrato dagli ultimi tre tentativi: quello del 1997 (csx e cdx), del 2006 (cdx) e del 2016 (csx). 

La domanda di governabilità è sempre più evidente alla luce della sfiducia dei cittadini nei confronti della politica, la quale non sembra più in grado di affrontare le grandi crisi susseguitesi negli ultimi anni. Molti non credono che la politica possa avere un impatto nelle lore vite. Questo sentimento di rassegnazione emerge sia nell’astensionismo delle ultime elezioni, sia nell’affidamento che di volta in volta si ripone nei governi tecnici, composti per la maggior parte da personalità esterne ai precedenti esecutivi instabili. È chiaro, pertanto, che la domanda di riforma nella direzione della stabilità di governo sia presente nella società.

I membri dell’attuale legislatura, che si preannuncia costituente, riusciranno non solo ad essere all’altezza di coloro che li hanno preceduti, ma addirittura a completare quel percorso che già più volte è stato tentato? A questo fine, chi propone la riforma non potrà rinunciare al metodo “popolare” grazie al quale avviare un dibattito nel merito della scelta fra i due modelli di governo e che coinvolga le diverse componenti della società civile. Tale dibattito dovrà partire dall’esigenza comune di stabilità che si è manifestata nella storia repubblicana, così da permettere la nascita di una proposta che non appaia espressione di un unico schieramento politico. Se c’è una lezione che ci insegna la nascita della nostra Repubblica è che solo da una cultura politica non fondata sull’autoaffermazione di una parte, ma sul senso di responsabilità, potrà nascere un confronto fertile e plurale capace di delineare i fondamenti dell’Italia del futuro.

Martina Bacigalupi interviene a Vittoria, su Rai Radio 1

Martina Bacigalupi, direttrice della Fondazione De Gasperi, è intervenuta su Rai Radio 1 domenica 29 aprile, durante il programma “Vittoria” condotto da Maria Teresa Lamberti.

Durante la puntata ha raccontato del progetto “Le Figlie della Repubblica”, il podcast che racconta le storie dei protagonisti della prima repubblica attraverso lo sguardo delle figlie, in un racconto che intreccia la sfera pubblica e la dimensione famigliare.

L’intervista può essere ascoltata su Rai Play a questo link.

La prima e la seconda stagione di “Le Figlie della Repubblica” possono essere ascoltate qui, sul nostro sito, su Spotify e sulle principali piattaforme di podcasting.